giovedì 3 aprile 2008

I consigli dei Maestri



Nel loro saggio intitolato Lezioni tecniche per diventare Maestro di Scacchi (Mursia, 1998), Mark Dvoretskij e Artur Jusupov riportano alcune frasi dei più grandi campioni della scacchiera, utili per comprendere la forma mentis del Maestro ed osservare quanto differisca da quella che Silman chiamava “la mentalità amatoriale”. Qui di seguito trascrivo le dichiarazioni di Lasker e di Alechine.

Emmanuel Lasker: “Si può sbagliare, ma non si deve mentire a se stessi. Chi segue con coraggio le proprie convinzioni può perdere, ma anche la sconfitta gli tornerà utile, a patto che lui cerchi di scoprirne le ragioni; e diventerà un Maestro, un artista. Ma chi non è disposto a rivedere le proprie convinzioni, perde la virtù del vero combattente e prepara la propria sconfitta. [...] L'educazione scacchistica ha come obiettivo l'indipendenza del pensiero e del giudizio. Gli scacchi non vanno imparati a memoria, non è questa la cosa più importante... La memoria va considerata solo una perdita di tempo. In cinquantasette anni di attività, almeno trenta volte ho dovuto dimenticare quasi tutto quello che avevo letto e imparato, e da quando sono riuscito a farlo ho acquisito una facilità e una serenità di cui non potrei più fare a meno. Non dovete tenere a mente nomi, numeri, posizioni isolate, risultati estemporanei, ma solo metodi. Il metodo è plastico. Si può applicare in ogni situazione. Chi vuole educarsi negli scacchi deve evitare tutto ciò che negli scacchi è morto — teorie artificiali, basate su pochi casi e frutto di intelligenze non eccelse; l'abitudine di giocare con avversari inferiori; l'abitudine di scansare le difficoltà; il difetto di adottare acriticamente varianti o regole scoperte da altri; la vanità che crede di poter bastare a se stessa; l'incapacità di ammettere gli errori; in breve, qualunque cosa conduca a un punto morto o all'anarchia.”

Alexander Alekhine: “Ciò che mi ha spinto a diventare un Maestro di scacchi è stata innanzitutto la ricerca della verità e in secondo luogo il desiderio di competere. Quand'ero ancora ragazzo ho capito di avere talento per gli scacchi. Ho sentito un'intima ispirazione, un'irresistibile attrazione per il gioco. Mediante gli scacchi ho forgiato il mio carattere. Più di qualunque altra cosa, gli scacchi insegnano a essere obiettivi. Negli scacchi puoi fare di te un Grande Maestro solo se diventi cosciente dei tuoi errori e dei tuoi difetti. Proprio come nella vita. [...] Un aspetto più dì qualunque altro determina la forza scacchistica: un'irremovibile concentrazione, che deve isolare completamente il giocatore da tutto quanto gli succede intorno.”

3 commenti:

Fede ha detto...

e amarti come un uomo
che fa di tutti i petali caduti
un solo fiore nuovo per offrirtelo

noja ha detto...

possiamo solo questo, vogliamo solo questo.

Anonimo ha detto...

Gran bel libro, lo sto studiando proprio in questi giorni.