sabato 12 aprile 2008

Un esempio riassuntivo


Questo match fa parte della celebre “saga dei K”, un’avvincente serie di partite disputate tra Karpov e Kasparov nella prima metà degli anni Novanta. Voglio trascriverla senza gli abituali commenti posizionali, in modo che il lettore possa mettere a frutto le conoscenze fin ora acquisite per elaborare una propria personale analisi. È interessante notare come i più raffinati temi strategici portino qui ad una specie di “balletto del mediogioco”, in cui i contendenti modificano continuamente gli equilibri sulla scacchiera, in cerca di un varco per attaccare. La posizione costantemente tesa, la profondità di calcolo, la perfetta conoscenza della teoria (Karpov esce dalla variazione Zaitsev della difesa Morphy alla diciottesima mossa!), l’inventiva e il fiuto strategico, rendono questa partita un vero capolavoro ed un esempio del modo contemporaneo di concepire il gioco degli scacchi.

Kasparov-Karpov (Lione 1990)

1.e4 e5 2.Cf3 Cc6 3.Ab5 a6 4.Aa4 Cf6 5.O-O Ae7 6.Te1 b5 7.Ab3 d6 8.c3 O-O 9.h3 Ab7 10.d4 Te8 11.Cbd2 Af8 12.a4 h6 13.Ac2 exd4 14.cxd4 Cb4 15.Ab1 c5 16.d5 Cd7 17.Ta3 f5 18.Tae3 Cf6


19.Ch2 Rh8 20.b3 bxa4 21.bxa4 c4 22.Ab2 fxe4 23.Cxe4 Cfxd5 24.Tg3 Te6 25.Cg4 De8 26.Cxh6 c3 27.Cf5 cxb2 28.Dg4 Ac8 29.Dh4+



29...Th6 30.Cxh6 gxh6 31.Rh2 De5 32.Cg5 Df6 33.Te8 Af5 34.Dxh6+ Dxh6 35.Cf7+ Rh7 36.Axf5+ Dg6 37.Axg6+ Rg7 38.Txa8 Ae7 39.Tb8 a5 40.Ae4+ Rxf7 41.Axd5+
e il Nero abbandona.

venerdì 11 aprile 2008

Alfieri di colore contrario


La presenza di Alfieri di colore contrario in un finale spesso determina posizioni di patta anche se uno dei due giocatori ha un numero di pedoni superiore a quello dell’avversario. Quando si verificano queste condizioni (finale di AA contrari) possiamo quindi parlare di valore relativo dei pedoni, in quanto il vantaggio di uno o più pedoni sovente non è sufficiente per vincere.


Nella posizione del diagramma, il Bianco, pur avendo due pedoni di vantaggio (tutt’e due passati e uno sulla settima traversa), non riesce a vincere perché la presenza degli Alfieri contrari permette al Nero di impostare una perfetta strategia di blocco delle case bianche. Non appena il Bianco tentasse di trasferire il proprio Re sull’ala opposta, il Nero farebbe altrettanto e arriverebbe per primo: 1.Rc3 Rd7 2.Rd3 Re6 3.Re3 Rf5, bloccando la strada al Re avversario.

Bisogna però avvertire che, se nel finale di partita la presenza degli AA di colore contrario può portare facilmente alla patta, non altrettanto succede nel mediogioco, e specialmente nelle posizioni di arrocchi eterogenei. Infatti, in queste partite di attacco e contrattacco gli Alfieri di colore contrario conferiscono una particolare violenza al reciproco attacco sull’arrocco, non potendo nessuno dei due giocatori contrapporre all’Alfiere avversario l’azione del proprio.


Nel diagramma qui sopra notiamo che i due contendenti possono tentare immediatamente l’attacco all’arrocco avversario proprio i virtù del possesso di Alfieri di colore contrario. L’azione del Bianco sarà diretta contro la casa a7, grazie all’azione del pedone in b4, della Donna e dell’Alfiere in e3; il Nero punterà invece alla casa g2, occupando la colonna f con le proprie Torri e facendo collaborare il pericoloso Alfiere in h3 con la Donna.

giovedì 10 aprile 2008

Valore relativo dei pezzi


Parlando da un punto di vista assoluto, si assegna solitamente ai pezzi il seguente valore numerico: pedone 1, Alfiere e Cavallo 3, Torre 5, Donna 10. Tuttavia, durante lo studio dei vari temi strategici, ci siamo resi conto che tale valore numerico è puramente teorico, essendo il valore effettivo di un pezzo determinato dalla posizione generale dei pezzi e da quella particolare occupata dal pezzo stesso. Così, per esempio, un pezzo minore che occupi una casa debole, oppure una Torre sulla settima traversa, o un pedone passato non bloccato varranno qualcosa in più di 3, 5 e 1 punto; mentre un pedone debole o un Alfiere chiuso dai propri pedoni varranno qualcosa in meno di 1 e 3 punti.

Si parla dunque di valore relativo dei pezzi perché il valore del pezzo non è sempre lo stesso, bensì relativo alla posizione. Tutti i motivi strategici fin qui trattati sono elementi della posizione: essi pertanto influiscono sul valore dei pezzi determinandone di volta in volta il valore relativo. Per esempio, appare chiaro che due Torri raddoppiate su una colonna aperta o un pezzo bloccatore di un pedone passato assumono un valore particolare, determinato dall’azione strategica che svolgono.

Anche il possesso di due Alfieri può essere vantaggioso rispetto al possesso di un Cavallo e un Alfiere: questa situazione infatti viene chiamata “vantaggio della coppia di Alfieri” (o “superiorità di AA”). Tale vantaggio viene determinato dal fatto che i due Alfieri esercitano un controllo permanente sule case bianche e nere e godono di una rapidità di spostamento che il Cavallo non ha. Il vantaggio della coppia di Alfieri è particolarmente sensibile nel gioco aperto, condizione ottimale perché gli Alfieri possano sviluppare la loro massima potenza.


In questa posizione di gioco aperto, per esempio, la presenza della coppia di Alfieri costituisce un compenso per l’inferiorità della struttura di pedoni del Nero.

mercoledì 9 aprile 2008

Analizzare i propri errori


Il video seguente mostra un pezzo dell'intervista rilasciata da Garry Kasparov all'emittente radiofonica newyorkese WNYC nel novembre 2007. È interessante notare quel che il Grande Maestro russo dice sull'analisi degli errori propri e di quelli dell'avversario, sul calcolo e sull'approccio alla partita.



lunedì 7 aprile 2008

Lineamenti di storia della strategia



Sfrutto ancora il buon Salvatore Bartolotta per delineare una stringata ma efficace storia della strategia negli scacchi. Il saggio di riferimento è sempre Un approccio euristico alla strategia, alla storia della strategia ed alla didattica degli scacchi: gli assiomi strategici come concezioni ed estacoli.

"La storia della strategia scacchistica attraversa una varietà di fasi e periodi che possiamo riassumere nel seguente schema (la terminologia è volutamente mutuata dalla scuola - matematica - 89 francese) :

1) una fase protoscacchistica, in cui abbiamo autori come e.g. Damiano che compongono opere improntate nel migliore dei casi ad un sano empirismo (una fase simile, mutatis mutandis, all’algebra retorica);
2) una fase parascacchistica o dell’intuizione più o meno confusa di elementi di strategia come e.g. in Ruy Lopez, G.C. Polerio, G.Greco; analoga alla fase sincopata dell’algebra;
3) una fase scacchistica, che trova il suo primo grande rappresentante in A.F.D.Philidor (entrato anche nella Storia della Musica); analoga alla fase simbolica dell’algebra. Philidor sottrae finalmente il gioco degli scacchi all’empiria o al pressappochismo che lo avevano precedentemente caratterizzato in misura più o meno ampia, e la sua strategia (il pedone è l’anima degli scacchi etc.) configura una condotta posizionale della partita, partita concepita organicamente. Il virtuosismo tecnico e la coerenza strategica di Philidor sono, poi, il miglior metodo per diffondere le nuove idee.

Da questo momento in poi si può, in linea di massima, cominciare a parlare di teoria scacchistica e se ne può studiare l’evoluzione storica. Il modo di impostare il gioco si evolve in questi ultimi due secoli e mezzo tra alterne vicissitudini, passando per il turbinoso periodo Romantico (Anderssen etc. ossia l’Immortale, la Sempreverde etc.) in cui anche il gioco stesso sembra risuonare della temperie culturale dell’epoca. In modo assai schematico, ci sembra di poter individuare tre momenti essenziali nella storia del pensiero scacchistico (da Philidor in poi), sia pure con tutte le sfaccettature e gli sviluppi espressi dai singoli teorici e giocatori - tra cui alcuni veri e propri Titani degli Scacchi. E precisamente : una fase classica che possiamo identificare nelle concezioni di W.Steinitz, approfondite e divulgate poi dal 'praeceptor Germaniae', Dr. S.Tarrasch; una fase ipermoderna che possiamo identificare con la rivoluzione 'copernicana' operata da A.Nimzowitsch e Reti; la fase contemporanea in cui ci sembra di poter ravvisare una sorta di mediazione e sintesi delle prime due, accompagnata da un approfondimento di numerose singole nuove idee e da un’indagine teorica, scientificamente sistematica (per quanto possibile), senza precedenti - il professionismo ha evidentemente il suo peso. mAd es. un giocatore come M.Tal passava indifferentemente dal ruolo di 'occupante' (coi pedoni, al centro) a quello di 'fromboliere' (controllo 'indiano' del centro), tuttavia il significato di occupante e fromboliere è qui diverso da quello assunto nel periodo classico ed ipermoderno rispettivamente, cioè è diverso lo spirito con cui si imposta la partita. Ancora una volta, dunque, era necessario un mutamento di concezione, assai più sottile e profondo e di più difficile comprensione di quello precedente (ipermoderno) perché si potesse produrre il nuovo sistema di postulati, che è quello attualmente in uso, e che di fatto ha determinato la straordinaria, rigogliosa odierna fioritura di tutti gli impianti, di origine classica e ipermoderna, conferendo loro nuova linfa, nuovo vigore, nuovo significato e prospettive."

giovedì 3 aprile 2008

I consigli dei Maestri



Nel loro saggio intitolato Lezioni tecniche per diventare Maestro di Scacchi (Mursia, 1998), Mark Dvoretskij e Artur Jusupov riportano alcune frasi dei più grandi campioni della scacchiera, utili per comprendere la forma mentis del Maestro ed osservare quanto differisca da quella che Silman chiamava “la mentalità amatoriale”. Qui di seguito trascrivo le dichiarazioni di Lasker e di Alechine.

Emmanuel Lasker: “Si può sbagliare, ma non si deve mentire a se stessi. Chi segue con coraggio le proprie convinzioni può perdere, ma anche la sconfitta gli tornerà utile, a patto che lui cerchi di scoprirne le ragioni; e diventerà un Maestro, un artista. Ma chi non è disposto a rivedere le proprie convinzioni, perde la virtù del vero combattente e prepara la propria sconfitta. [...] L'educazione scacchistica ha come obiettivo l'indipendenza del pensiero e del giudizio. Gli scacchi non vanno imparati a memoria, non è questa la cosa più importante... La memoria va considerata solo una perdita di tempo. In cinquantasette anni di attività, almeno trenta volte ho dovuto dimenticare quasi tutto quello che avevo letto e imparato, e da quando sono riuscito a farlo ho acquisito una facilità e una serenità di cui non potrei più fare a meno. Non dovete tenere a mente nomi, numeri, posizioni isolate, risultati estemporanei, ma solo metodi. Il metodo è plastico. Si può applicare in ogni situazione. Chi vuole educarsi negli scacchi deve evitare tutto ciò che negli scacchi è morto — teorie artificiali, basate su pochi casi e frutto di intelligenze non eccelse; l'abitudine di giocare con avversari inferiori; l'abitudine di scansare le difficoltà; il difetto di adottare acriticamente varianti o regole scoperte da altri; la vanità che crede di poter bastare a se stessa; l'incapacità di ammettere gli errori; in breve, qualunque cosa conduca a un punto morto o all'anarchia.”

Alexander Alekhine: “Ciò che mi ha spinto a diventare un Maestro di scacchi è stata innanzitutto la ricerca della verità e in secondo luogo il desiderio di competere. Quand'ero ancora ragazzo ho capito di avere talento per gli scacchi. Ho sentito un'intima ispirazione, un'irresistibile attrazione per il gioco. Mediante gli scacchi ho forgiato il mio carattere. Più di qualunque altra cosa, gli scacchi insegnano a essere obiettivi. Negli scacchi puoi fare di te un Grande Maestro solo se diventi cosciente dei tuoi errori e dei tuoi difetti. Proprio come nella vita. [...] Un aspetto più dì qualunque altro determina la forza scacchistica: un'irremovibile concentrazione, che deve isolare completamente il giocatore da tutto quanto gli succede intorno.”

martedì 1 aprile 2008

Trovare gli equilibri sulla scacchiera



Che cosa sta succedendo qui? La prima domanda da porsi quando si accede a una posizione è di carattere generale, non implica riferimenti tattici. Un piano d’azione generale può essere rinvenuto analizzando gli equilibri presenti sulla scacchiera. Quando hai deciso di elaborare un piano strategico, fai una lista mentale degli equilibri che vuoi sfruttare, cercando in ogni maniera di agire più accuratamente rispetto al tuo avversario.

Questo implica la capacità di una “lettura della scacchiera”. Sai leggere la posizione del diagramma qui sopra? Prima di dare un’occhiata alla mia interpretazione, prova a stilare da solo una lista di equilibri; poi fai il confronto per capire se ti è sfuggito qualcosa o se sei già un esperto “lettore”. Ecco la mia lista:

1) Pezzi minori: il Nero ha la coppia di Alfieri. La posizione è completamente aperta e questo ci fa ritenere che gli Alfieri si dimostreranno superiori al Cavallo bianco.
2) Struttura dei pedoni: il Nero non ha debolezze nella struttura dei pedoni. Il solo pedone che può essere visto come una potenziale debolezza è l’unità in e5.
3) Spazio: il Bianco ha vantaggio di spazio al centro, in virtù del suo pedone avanzato in e5.
4) Materiale: il materiale è pari.
5) Case deboli e colonne aperte: la colonna d è aperta, ma per ora nessun contendente può occuparla con una Torre. La casa f6 è potenzialmente debole.
6) Sviluppo: il Bianco ha un vantaggio di sviluppo.
7) Iniziativa: qui non è chiaro se uno dei due lati ha l’iniziativa. Da un punto di vista dinamico, quindi, c’è sostanziale parità.

Il passo successivo è mettere insieme gli equilibri del diagramma 1, per scoprire quale piano strategico essi stessi ci suggeriscono. Il Nero sta esercitando una certa pressione sul pedone in e5: gli piacerebbe aumentare questa pressione e rendere in qualche modo vantaggioso il suo possesso dell’Alfiere campo scuro. Il Bianco vorrebbe invece rendere attivi i suoi Cavalli (i Cavalli hanno bisogno di una postazione avanzata se vogliono vincere la loro battaglia contro gli Alfieri). Due case che attraggono molto il Cavallo sono e4 ed f6. Il Bianco vorrebbe posizionare un Cavallo in e4 e poi in qualche infilarlo in f6, dove acquisterebbe il massimo grado di pericolosità. Il problema per il Bianco è che usare e4 come avamposto blocca di fatto la colonna e, rendendo e5 più difficile da difendere. Quindi il pedone avanzato in e5 non risulta molto vantaggioso. Al contrario il nero, non avendo altre pratiche da sbrigare, può arroccare subito e cominciare a pensare a un piano d’attacco. Considerato il fatto che il maggior punto di forza del Bianco sono i Cavalli, la strategia difensiva del Nero sarà basata sul non concedere al Bianco punti di supporto avanzati per i suoi Cavalli (Steinitz diceva giustamente che il Cavallo diventa parecchio ostico se gli si concedono degli avamposti) e sul fossilizzarlo nella difesa della debolezza e5.