martedì 1 aprile 2008

Trovare gli equilibri sulla scacchiera



Che cosa sta succedendo qui? La prima domanda da porsi quando si accede a una posizione è di carattere generale, non implica riferimenti tattici. Un piano d’azione generale può essere rinvenuto analizzando gli equilibri presenti sulla scacchiera. Quando hai deciso di elaborare un piano strategico, fai una lista mentale degli equilibri che vuoi sfruttare, cercando in ogni maniera di agire più accuratamente rispetto al tuo avversario.

Questo implica la capacità di una “lettura della scacchiera”. Sai leggere la posizione del diagramma qui sopra? Prima di dare un’occhiata alla mia interpretazione, prova a stilare da solo una lista di equilibri; poi fai il confronto per capire se ti è sfuggito qualcosa o se sei già un esperto “lettore”. Ecco la mia lista:

1) Pezzi minori: il Nero ha la coppia di Alfieri. La posizione è completamente aperta e questo ci fa ritenere che gli Alfieri si dimostreranno superiori al Cavallo bianco.
2) Struttura dei pedoni: il Nero non ha debolezze nella struttura dei pedoni. Il solo pedone che può essere visto come una potenziale debolezza è l’unità in e5.
3) Spazio: il Bianco ha vantaggio di spazio al centro, in virtù del suo pedone avanzato in e5.
4) Materiale: il materiale è pari.
5) Case deboli e colonne aperte: la colonna d è aperta, ma per ora nessun contendente può occuparla con una Torre. La casa f6 è potenzialmente debole.
6) Sviluppo: il Bianco ha un vantaggio di sviluppo.
7) Iniziativa: qui non è chiaro se uno dei due lati ha l’iniziativa. Da un punto di vista dinamico, quindi, c’è sostanziale parità.

Il passo successivo è mettere insieme gli equilibri del diagramma 1, per scoprire quale piano strategico essi stessi ci suggeriscono. Il Nero sta esercitando una certa pressione sul pedone in e5: gli piacerebbe aumentare questa pressione e rendere in qualche modo vantaggioso il suo possesso dell’Alfiere campo scuro. Il Bianco vorrebbe invece rendere attivi i suoi Cavalli (i Cavalli hanno bisogno di una postazione avanzata se vogliono vincere la loro battaglia contro gli Alfieri). Due case che attraggono molto il Cavallo sono e4 ed f6. Il Bianco vorrebbe posizionare un Cavallo in e4 e poi in qualche infilarlo in f6, dove acquisterebbe il massimo grado di pericolosità. Il problema per il Bianco è che usare e4 come avamposto blocca di fatto la colonna e, rendendo e5 più difficile da difendere. Quindi il pedone avanzato in e5 non risulta molto vantaggioso. Al contrario il nero, non avendo altre pratiche da sbrigare, può arroccare subito e cominciare a pensare a un piano d’attacco. Considerato il fatto che il maggior punto di forza del Bianco sono i Cavalli, la strategia difensiva del Nero sarà basata sul non concedere al Bianco punti di supporto avanzati per i suoi Cavalli (Steinitz diceva giustamente che il Cavallo diventa parecchio ostico se gli si concedono degli avamposti) e sul fossilizzarlo nella difesa della debolezza e5.

1 commento:

Fede ha detto...

All’età di quindici anni, colpito da confusione di spirito e da letture nietzschiane, commise ogni sorta di errori, ciascuno dei quali dovette scontare in seguito con grandi sofferenze. Il padre lo fece internare nell’ospedale psichiatrico di Imola: “Egli ha la psiche esaltata, avvelenata, pervertita, non sente affetti e prende presto a noia luoghi e persone”. Dieci anni dopo, tarchiato, invasato, di mezza statura, si sarebbe detto un mercante, a giudicarlo dall’apparenza, un eccentrico mercante dai magri affari. Le commesse dei bar, i camerieri, gli estranei lo guardavano con circospetta ilarità. Racconta nel suo diario: “Ero tornato all’Università di Bologna per fare il quarto anno di chimica pura. Quelli del mio paese che mi avevano sempre perseguitato con un infamia e una ferocia tutte italiane e clericali, risultando che io non ero altro che un avanzo di galera perché varie volte ero stato rimpatriato pidocchioso e straccione, mi fecero fare dalla polizia una persecuzione che mi impedì di continuare. Dicevano che ero un anarchico pericoloso e che volevo uccidere i professori. Provai a cambiare università. Ma a Genova fu peggio. Allora fuggii sui miei monti, sempre bestialmente insultato e perseguitato, e scrissi in qualche mese i Canti Orfici. Dovevano essere la giustificazione della mia vita, perché io ero fuori dalla legge.”

(dalla biografia di Dino Campana)