lunedì 31 marzo 2008

Effetti collaterali dei pedoni isolati


Per rendere più chiaro e semplice possibile il tema dei pedoni isolati, voglio fare riferimento a una partita amichevole che ho giocato circa due anni fa. Qui risulta davvero evidente come i tentativi di difendere un pedone debole possano arrecare un danno posizionale notevole, fino a compromettere l’esito della partita. Giocando col Nero, mi sono trovato alla sedicesima mossa nella situazione rappresentata nel diagramma seguente.


Fortemente determinato a mantenere il mio vantaggio di un pedone, intendevo portare l’Alfiere in d6, proteggendo il pedone avanzato con la spinta e5 e mettendo in gioco la Th8. Ma il mio avversario aveva tutto l’interesse a rendermi queste operazioni molto difficili, fondando il suo attacco sulla debolezza del pedone e.

16.Dg4 con doppia minaccia ai pedoni isolati. 16…Td6 La mossa del Bianco mi ha costretto a posizionare la Torre d’arrocco in una casa scomoda e a lasciare l’altra solitaria e bloccata sull’ottava traversa. La Donna volevo lasciarla dov’era, in vista di un possibile attacco di coperta dopo …Ac5. 17.d3 per liberare l’Alfiere e far sloggiare la mia Td6. 17…Rb8 18.Af4 Tc6 19.De2. Ora il pedone in e6 è ancora in pericolo e non c’è modo di difenderlo se non attaccando. 19...Ad6 Intelligente mossa che mi costringe di fatto a scambiare gli Alfieri. Infatti difendere il pedone in g7 con la Torre avrebbe portato al prematuro controllo da parte della Donna Bianca della casa f7, con i rischi connessi al fatto di non avere altra difese sull’ottava traversa. 20.Ae5 Axe5 21.Dxe5 Tg8 22.Tac1 Td6 23.Df4. Ecco che il Bianco mette in atto il piano previsto, ma, grazie al cambio dell’Alfiere, si può rispondere con 23…Td7 24.Dd2 Dd6 25.f4 Dd5 26.a3 Tf8 27.Tc2 Te7.


Prevedendo scambi, ho deciso di occupare le future colonne aperte. 28.Dc1 c6 29.Tc4 e5 30.Tc5 Dd6 31.Tcxe5. Ecco che cominciano gli scambi. Questa combinazione mi porterà a perdere (finalmente!) il pedone isolato sulla colonna e, ma anche a semplificare il gioco a mio vantaggio, considerata la futura debolezza del pedone bianco sulla stessa colonna 31…Txe5 32.Txe5 Dd7 33.Dc5 Te8 34.Txe8+ Dxe8 35.De5+ chiaramente evitando il matto di 35…De1. 35…Dxe5 36.fxe5.

Adesso è il pedone bianco in e5 ad essere indifendibile. 36…Rc7 37.Rf2 Rd7 38.e6+ Rxe6 39.h3 Rf5 40.g4+ Rf4 41.g5 Rxg5 42.Rg3 Rf5 43.Rf2 g5 44.Rg2 h5 45.b3 g4 46.hxg4+ hxg4 47.Rg3 b6 48.a4 c5 49.Rg2 Rf4 50.a5 b5 51.Rf2 g3+ 52.Rg2 c4 53.bxc4 b4 54.c5 b3 e il Bianco ha abbandonato, perché 55.c6 avrebbe condotto a 55…b2 56.c7 b1=D 57.c8=D Qb2+ col matto in due mosse.

giovedì 27 marzo 2008

L'inferno dello scacchista



La maggior parte dei giocatori da torneo, con un punteggio Elo fino a 1600, non hanno in realtà la minima idea di cosa sia la strategia. Eseguono aperture perfette, basandosi sulla teoria fino alla quinta/decima mossa, poi cominciano ad elaborare complessi piani combinatori per guadagnare materiale o addirittura per il matto. Le loro mosse sono di attacco o di difesa, dettate da obiettivi tattici.

A tutti sarà capitato, nel corso di una partita, di trovarsi in una situazione in cui non si sa praticamente cosa fare. L’avversario è ben difeso, la propria posizione non è particolarmente problematica, insomma non si hanno degli obiettivi immediati da perseguire. Spesso si sceglie, senza particolare convinzione, di muovere in avanti un pedone non d’arrocco, oppure di liberare la traiettoria della Donna o di occupare una colonna che si sospetti si aprirà. In realtà, pochi sanno che in quel preciso momento si stanno giocando l’intera partita. Elaborare un piano strategico, ovvero esaminare le debolezze e gli equilibri posizionali subito dopo l’apertura, segna una linea di confine tra due diversi esiti del gioco: uno in cui la scacchiera sembrerà un campo minato, la difesa dell’altro inespugnabile e i propri attacchi infruttuosi, insomma l’inferno dello scacchista; l’altro in cui tutto sembrerà filare liscio, i propri pezzi saranno messi esattamente dove occorre e le proprie risorse di attacco e di difesa non finiranno mai. È la strategia a determinare uno di questi due esiti.

Per favore, non calcolate. Lo so che si tratta di un desiderio quasi irresistibile, come la cioccolata. Ogni volta che state calcolando, fermatevi un momento e pensate a questo mio post. Quel certo Fede dice di smetterla subito! Se ancora non vi fidate di me, vi racconto una storia realmente accaduta.

Alcuni anni fa, ho giocato una partita con un amico di mio padre, Maestro Nazionale. Mi guardava con una specie di compassione, ma io gli dissi di giocare, per favore, il più seriamente possibile, altrimenti non avrei imparato la lezione. Aprì di Re (probabilmente sperando che una Ruy Lopez che gli avrebbe rievocato qualche dolce ricordo d’infanzia) e io mi difesi con la Pirc (al tempo ero fissato col fianchetto), seguendo la teoria fino alla sesta mossa. Dopo l’apertura, intorno alla quindicesima mossa, si mise a riflettere. Pensò tre minuti interi. Io lo stavo guardando con ingordigia, chiedendomi che cosa avessi fatto per metterlo finalmente in difficoltà. In realtà non era per nulla in difficoltà, stava semplicemente elaborando un piano strategico. In seguito, infatti, non pensò più di trenta secondi per mossa. Persi alla trentasettesima, dopo sofferenze che solo uno scacchista può conoscere: i suoi pezzi sembravano predisposti in campo secondo un piano ordinatore della Provvidenza. Fu quello il momento in cui per la prima volta capì che i Maestri non calcolano. Per lo meno, non passano a calcolare tutto il tempo che passiamo noi comuni mortali. Sarebbe assurdo credere che, in due minuti, il mio avversario avesse calcolato tutte le varianti possibili del prosieguo, a tal punto da potersi permette dopo di non calcolare più. Il mio avversario conosceva qualcosa di cui io ero all’oscuro: quel qualcosa era la strategia.

Leggete i libri, non calcolate. Forse oggi leggere non va più di moda. Preferite considerarvi dei geni del matto ed attribuire le vostre sconfitte alla sorte o a qualche vostra svista. In realtà leggere vi insegna a pensare ed a parlare. Leggete Silman, Nimzowitsch, Reti, Euwe, Casablanca, tutto quello che potete. Questo forse non vi renderà solo degli scacchisti migliori, ma anche degli uomini capaci di comprendere più cose e più profondamente.

mercoledì 26 marzo 2008

La visione posizionale


Voglio riportare di seguito un brano tratto dall’interessante saggio di Salvatore Bartolotta dal titolo Un approccio euristico alla strategia, alla storia della strategia ed alla didattica degli scacchi: gli assiomi strategici come concezioni ed estacoli. Mi siano concesse alcune piccole modifiche alla forma originale, più che altro la correzione di semplici refusi.

“La visione posizionale del giocatore di scacchi si forma lentamente, in seguito ad una lunga ‘educazione posizionale’: attraverso la lettura dei classici, attraverso lo studio della teoria delle aperture, cioè di un complesso organico e sistematico di numerose partite, attraverso l’assimilazione dei temi tattici e delle leggi strategiche, di finali tipici, ecc. ed è frutto di una lunga educazione a ‘pensare bene’ (ed a chiedersi il perché delle cose), piuttosto che frutto di un puro e semplice accatastamento di vari dati (del tutto inutile ed improduttivo). Detta visione posizionale è eminentemente sintetica, ed è la capacità di cogliere rapidamente le sfumature e le possibilità più riposte di una posizione, ed è anche la capacità di formulare i piani di gioco più incisivi per affrontarla. E’ pur vero che lo scacchista esperto conosce un certo numero di posizioni o ‘tabi’ notevoli, su cui ha lungamente ed accuratamente meditato, e possiede una certa rapidità e profondità di analisi. Questa conoscenza (in continuo aggiornamento), tutt’altro che mnemonica, lo aiuta ad orientarsi nella lotta sulla scacchiera, ed è su detta conoscenza che si costruisce ed affina quello che gli scacchisti chiamano senso della posizione. Quanto sia efficace il senso della posizione nella conduzione della partita è stato icasticamente dimostrato da G. Kasparov nella famosa sfida del ’96 contro il supercalcolatore Deep Blue, autentico mostro di capacità analitiche: sebbene Kasparov non fosse in grado di competere con la macchina nel puro calcolo delle mosse (varianti), la sua capacità di valutazione (di 'sentire' la posizione) si è rivelata decisiva. In altre parole una macchina come Deep Blue è per così dire un gigante miope; la sinergia di intelligenza e cultura scacchistica si è sinora dimostrata vincente, e vi è ragione di credere che il primato dell’uomo nel gioco degli scacchi possa essere intaccato solo da macchine capaci di simulare in qualche modo i processi di pensiero umani (e dunque di pensare ed apprendere come gli umani). È appena il caso di osservare che gli studi sull’intelligenza artificiale traggono vantaggio e preziose indicazioni da queste sfide, e che si è venuta delineando una nuova disciplina, la Computer Chess, branca della Computer Science (settore dell’Informatica). Il gioco degli scacchi, per la sua intrinseca complessità, ricorda quei sistemi fisici che, sebbene soggetti a precise (deterministiche) leggi matematiche (equazioni differenziali ben note) , esibiscono un comportamento estrinsecamente caotico. E’ ben noto il problema di tre corpi interagenti gravitazionalmente, e delle relative orbite caotiche; sono ben noti i problemi della meteorologia, e più in generale i problemi dei sistemi non lineari e di dinamica complessa (frattali, annessi e connessi). Le dimensioni dell’universo scacchistico, come si è visto, sono fantastiche, degne della ‘teoria del caos’, e gli assiomi della strategia ne sono, in un certo senso, l’elemento ordinatore.”

Per chi volesse approfondire l'argomento, qui è possibile scaricare gratuitamente il saggio di Bartolotta in pdf.

lunedì 24 marzo 2008

Rischi connessi al guadagno di materiale


Benché il materiale costituisca un elemento fondamentale della partita di scacchi, dobbiamo ricordare che esso è solo un equilibrio dinamico, come tutti gli altri. Evitiamo di guadagnare un pedone se ciò fornisce al nostro avversario un vantaggio nello sviluppo, nella struttura pedonale o un vantaggio di spazio. Se ci troviamo nella gradita condizione di un vantaggio di materiale, dovremmo seguire queste regole di prudenza:

1) Il materiale vince sull’iniziativa solo nel caso in cui si riescano a neutralizzare i vantaggi dell’avversario e a livellare gli equilibri del gioco. Solo allora il tuo materiale extra ti porterà lentamente ma sicuramente ad avere la meglio.

2) Il materiale ti dà un’unità di forza in più. Se riesci a far partecipare attivamente alla battaglia questa unità, sarai in superiorità numerica.

3) Scambi di pezzi che producono un vantaggio di materiale (come un Alfiere o un Cavallo per una Torre) sono utili solo qualora la Torre abbia una colonna aperta da sfrutture. Un cavallo avanzato e centrale può facilmente vincere su una Torre bloccata dai propri pedoni. Ciò significa che, prima di avventurarti in uno scambio, dovresti valutare la tua particolare posizione piuttosto che calcolare semplicemente il valore numerico dei pezzi.


Se dovessimo giudicare la posizione del digramma qui sopra unicamente attraverso il conteggio dei punti, diremmo certamente che il Nero si appresta alla vittoria, perché ha scambiato un Cavallo per una Torre e un pedone (3 punti in più). Tuttavia, le sue Torri sono completamente inutili e il suo pedone extra sulla colonna d è immobilizzato. D'altro canto, il Cavallo bianco in d6 domina la scacchiera. Il Nero non può impedire al Bianco di giocare Tc7, incastrando definitivamente i pezzi neri nelle loro posizioni.

4) Quando guadagni del materiale, può accaderti di ritrovare i pezzi disposti in maniera sbilanciata e senza un obiettivo. Questo succede perché essi hanno portato a termine una missione ed ora necessitano di un nuovo obiettivo. Se la tua posizione è sbilanciata, non continuare ad attaccare. Al contrario, riporta indietro e riunisci le truppe, mettiti al sicuro da un contrattacco, ed apprestati a preparare un nuovo piano basato sul tuo vantaggio di materiale.

giovedì 20 marzo 2008

Il centro bloccato


Il pedone è la sola unità degli scacchi che cattura in un modo diverso da come abitualmente si muove. Questo genera la curiosa peculiarità per cui due pedoni possono immobilizzarsi l’un l’altro. Per esempio, con un pedone bianco in e4 e uno nero in e5, il pedone in e4 non può fare una mossa diversa dalla cattura, perché l’altro pedone gli blocca il cammino. Quando i pedoni centrali si trovano in una situazione tale per cui non possono procedere in avanti né catturare in meno di due mosse, si parla di “centro bloccato”. Molte famose aperture possono dare origine a un centro bloccato (per esempio la Ruy Lopez, la Francese, la Karo-Kann, l’indiana di Re): capire questa struttura di pedoni è dunque molto importante per elaborare strategie nel mediogioco. In rari casi accade che il centro venga spazzato via da un sacrificio, ma il più delle volte un centro bloccato implica che l’azione si svolga sui lati della scacchiera.


Nel diagramma qui sopra, troviamo il proseguimento detto “di Short” della variante di spinta della Caro-Kann. La mossa del Nero consigliata dalla teoria è …c5, in quanto spostare il baricentro della partita sull’ala di Donna è un obiettivo di primaria importanza per il Nero, pressato sull’ala di Re ed impossibilitato a sviluppare in maniera efficace l’Alfiere campo scuro. Se non effettua questa mossa al più presto, ovvero se non comincia un’azione di disgregazione del centro, egli si troverà costretto a parare duri colpi sull’ala di Re, dove con tutta probabilità il Bianco arroccherà senza compromettersi la possibilità di muovere gli stessi pedoni d’arrocco. Una caratteristica tipica del centro bloccato è infatti quella di permettere la mobilità dei pedoni d’arrocco, in virtù della chiusura delle diagonali per gli Alfieri. Vediamo come le cose si possano mettere male per il Nero, qualora scelga di arroccare corto senza aver sbloccato il centro:

1...Ae7? 2.c3 Ch6? 3.O-O O-O 4.Axh6 gxh6 5.Dd2 Cd7 6.Dxh6 Rh8 7.De3 Tg8 8.Ad3 Axd3 9.Dxd3 Df8 10.Cbd2 Dg7 11.g3 Dg4 12.Rg2 Cb6 13.h3 Dh5 14.Tfe1 Tg6 15.a4 Th6 16.Th1 Td8 17.a5 Cd7 18.c4 Tg6 19.cxd5 exd5 20.Cf1 f6 21.g4 fxe5 22.Cg3 Dh6 23.Cf5 Df8 24.Cxe5 Cxe5 25.dxe5 c5 26.Cxe7 Finalmente l’inutile Alfiere in e7 trova fine alle sue sofferenze. 26…Dxe7 27.f4 Tc6 28.The1 d4 29.b3 h5 30.f5 Th6 31.Dd2 Th7 32.g5 h4 33.Tac1 b6 34.axb6 axb6 35.b4 Th5 36.bxc5 bxc5 37.f6 Db7+ 38.Rh2 Dd5 39.Df4 Da2+ 40.Rh1 Dd5+ 41.Te4 De6 42.Df3 Th7 43.g6 Th6 44.Tf1 Tg8 45.Tg4 Th7 46.g7+ Tgxg7 47.fxg7+ Txg7 48.Txh4+ Th7 49.Tg1 Dc6 50.Dxc6 Txh4 51.Df6+ Rh7 52.Dg7 matto.

In tutte le varianti di spinta, dunque, per esempio in quelle della Francese o della Caro-Kann, il consiglio è sempre di portare il gioco sul lato opposto rispetto al pedone avanzato e di sbloccare il centro, prima di effettuare l’arrocco.

mercoledì 19 marzo 2008

Una strategia logorante


I giocatori veramente forti hanno uno speciale talento nel creare posizioni estenuanti per l’avversario, che lo svuotino lentamente della sua aggressività tattica e della sua creatività. Uno dei maggiori esponenti di questa sorta di battaglia psicologica è stato Bobby Fischer. Nell’esempio seguente lo vediamo complicare il gioco volutamente, cambiando la struttura posizionale di continuo per conformarla agli equilibri che intende raggiungere.


Il Bianco ha il controllo del centro e spera di soffocare i pezzi dell’avversario grazie all’avanzamento dei pedoni centrali. Invece di lasciare l’iniziativa al Bianco, Fischer crea una posizione più confacente ai suoi gusti. 1.Axf3! lasciando all’avversario la coppia di Alfieri. Sembra che la posizione sia aperta e che la minaccia di d4-d5 costringerà i Cavalli ad arretrare. 2.Axf3 d5! Ecco che all’improvviso la posizione è chiusa e gli Alfieri sono circondati. 3.De3 evitando 3.Qxd5? Cexd4 quando anche il pedone bianco sulla colonna e cadrà. 3…Tc8! minacciando di guadagnare il pedone sulla colonna d con 4…Db6, poiché Cc2 porterebbe a …Cxe5 con un attacco di scoperta su c2. 4.Ag4 Dg6 5.Axe6 fxe6. 6.b3 g5! guadagnando ancora spazio sul lato di Re. 7.Dxg5? condurrebbe inesorabilmente a 7…Cxe5! 8.dxe5 Dxf2+. 7.Ab2 Tf5 8.Td2 Tcf8. La pressione sulla colonna f ha dato al Bianco nuovi motivi di preoccupazione. Alla fine il Nero ha vinto la partita.

martedì 18 marzo 2008

L’apertura di una colonna


Esaminiamo ora in concreto il tema delle colonne aperte e semiaperte, per mezzo della partita Petrosian vs. Pilnik svoltasi nel 1956.


La fase di apertura è terminata: Petrosian ha conseguito un notevole vantaggio di spazio al centro e sull’ala di Donna. Egli pertanto decide di operare su questo settore della scacchiera, cercando di conseguire un altro obiettivo strategico destinato ad aumentare la pressione ad Ovest: l’apertura di una colonna. 1.b4! Anche se il Nero non effettua il cambio …cxb4, questa spinta costituisce un fastidioso elemento di tensione. 1…h6 2.Axf6! Un cambio ben calcolato per togliere al Nero una possibilità di difesa dell’ala di Donna. 2…Dxf6 3.0-0 Tfd8 4.Cc4 Af8 5.g3! Petrosian continua instancabilmente a caricare la posizione con nuove minacce: ora che i pezzi del Nero sono concentrati sul punto d6, egli prepara la rottura al centro con f2-f4. Questa mossa nasconde inoltre un sottile scopo strategico che sarà chiaro più avanti. 5…cxb4. Il Nero non regge questa strategia della tensione ed accetta l’apertura della colonna c. Da questo momento in avanto il Nero concentra tutti i suoi sforzi su quello che è diventato il motivo strategico dominante della posizione: l’occupazione della colonna aperta.

6.Db3 Rg7 7.Tfc1 h5 8.Ce3. Petrosian, in posizione chiaramente superiore, evita giustamente tutte le complicazioni, anche se con 20.Cxb6 avrebbe guadagnato materiale. 8…Ce8 9.Dxb4 Tdc8 10.Tc6 è una manovra di raddoppio sulla colona aperta. 10…Dd8 11.Tac1 Cf6. Ancora un tentativo di difesa: ora il Nero prepara la manovra Cf6-d7-c5 che gli consentirebbe il blocco della colonna aperta. 12.Af1!


Predisponendosi a giocare l’Alfiere in h3 Petrosian realizza qui il tema del controllo della casa di opposizione sulla colonna aperta. Individuiamo l’idea strategica a lunga portata racchiusa nel tratto 5.g3! Possibile che Petrosian fin d’allora avesse previsto tutto il seguito della partita? Sicuramente no, tuttavia egli aveva senz’altro intuito che , nel caso che la colonna c si fosse aperta, il suo Alfiere avrebbe trovato un eccellente collocazione sulla diagonale c8-h3.

Dopo 12…Tcb8 13.Ah3 a6 14.Te1 axb5 15.axb5 Ch7 16.Cc4 Ta2 17.Ag2 Df6 18.Tf1 Cg5 19.Db3 Tba8 20.h4 Ch7 21.Txb6 le cose si sono messe decisamente bene per il Bianco, che ha in seguito ha vinto la partita.

lunedì 17 marzo 2008

Colonne aperte e semiaperte


Mentre i pezzi minori trovano il loro naturale ambiente di combattimento in mezzo alle strutture di pedoni, i pezzi maggiori, ed in particolare le Torri che sono prive del movimento diagonale, per esplicitare la loro massima potenza non devono trovare intralci sul loro cammino, necessitano cioè di linee aperte.

Distinguiamo innanzitutto tra colonna e colonna semiaperta. Per colonna aperta intendiamo una colonna sulla quale non si trovano più pedoni, né bianchi né neri; semiaperta è invece una colonna sulla quale ci siano soltanto pedoni di uno dei due giocatori. Così, nel diagramma seguente la colonna c è aperta, mentre le colonne e ed f sono semi-aperte.


Mentre la colonna aperta può essere occupata da entrambi i contendenti (la freccia a doppio senso) la colonna semiaperta sarà dominio di chi non ha pedoni su di essa, in quanto un proprio pedone su una colonna costituisce un intralcio all’azione delle Torri. Da un punto di vista puramente astratto quindi i due giocatori, nella posizione riportata, collocheranno le loro Torri nel seguente modo: il Bianco Tac1 – The1; il Nero Tac8 – Thf8. Ricordiamo che lo scopo principale che si persegue nell’occupare una colonna aperta è la penetrazione nel campo avversario, ed in particolare nella settima e nell’ottava traversa. Altri obiettivi importanti sono: impedire un posizionamento strategico della Donna avversaria, scambiare le Torri in caso di vantaggio di materiale, oppure perseguire un qualche tatticismo, come un attacco di scoperta con Torre ed Alfiere o il famigerato matto del corridoio.

venerdì 14 marzo 2008

Strategia contro Tattica


È molto interessante la definizione di strategia che Mario Leoncini dà nel suo breve saggio Elementi di strategia negli Scacchi. Voglio riportarne alcuni stralci su questo blog:

“Se la tattica è lo sfruttamento combinativo di una debolezza e la tecnica è la capacità di vincere una partita considerata vantaggiosa, la strategia è il piano di gioco. Qualcuno, in modo divertente quanto efficace, ha sintetizzato la differenza tra strategia e tattica dicendo: la tattica è sapere che cosa fare quando c’è qualcosa da fare e la strategia è sapere che cosa fare quando non c’è niente da fare.

La strategia ha per scopo la formazione di debolezze tali da poter essere sfruttate con colpi tattici o in sede tecnica.La sua formulazione deve naturalmente tener conto di tutti gli elementi presenti sulla scacchiera che però, beninteso, varia al variare della posizione. Non è quindi possibile formulare un piano unico valido per tutte le stagioni ma è anche vero che, data una posizione, talvolta possono formularsi più piani. La scelta del piano dipende allora dall’indole del giocatore ma non si possono formulare piani che non tengano conto degli elementi strategici presenti nella posizione. Un altro errore comune è credere che la differenza tra un maestro e un principiante risieda nella capacità di calcolo; certo, un bravo giocatore è capace di calcolare con precisione anche lunghe varianti; ma la superiorità è soprattutto di ordine strategico. Il maestro sa che cosa fare in qualsiasi posizione senza bisogno di calcoli approfonditi. La formu-lazione di un piano riduce drasticamente la necessità del calcolo delle varianti; in questo senso nel corso della partita il maestro può calcolare meno di un principiante ma vincere lo stesso. E’ per questo che i forti giocatori possono giocare contro molti avversari contemporaneamente in simultanea e batterli."

Qui si può scaricare il manuale di Leoncini in formato pdf.

giovedì 13 marzo 2008

Modificare gli equilibri strada facendo


Un giocatore dovrebbe mantenere sempre la mente aperta a tutte le soluzioni, anche quando un certo equilibrio vantaggioso sembra la strada più ovvia da seguire: gli equilibri nel medio gioco infatti si chiamano “dinamici” proprio per la loro mutevolezza. Quando avverti che un equilibrio sta cambiando, non esitare ad abbandonare un vantaggio al fine di crearne un altro.


Nel diagramma qui sopra (Botvinnik-Sorokin, 1931) il Bianco ha l’egemonia nello sviluppo e controlla la colonna d. Ma questi elementi in se stessi non dicono molto a favore del Bianco, egli necessita di obiettivi concreti. Sfortunatamente, mosse come a4-a5 e minacce al pedone in e5 sono impediti dalla Donna nera, che sta facendo un superbo lavoro difensivo. Poiché la Donna regge in piedi tutta la situazione, Botvinnik cerca in tutti i modi di sbarazzarsi di questa spina nel fianco.
1.De3! Quanti giocatori avrebbero rifiutato perfino di prendere in considerazione questa mossa, a causa della teoria dei pedoni doppiati e isolati? Per citare Botvinnik: “Questa mossa nient’affatto ovvia è la più forte nella posizione data. Con lo scambio delle Donne, che non si può evitare, i difetti nella posizione del Nero crescono percettibilmente. A causa del ritardo nello sviluppo dei suoi pezzi, il Nero certamente non può opporsi alla pressione lungo la colonna d. Il suo pedone in e5 si indebolisce parecchio. Per difenderlo, il Nero si trova costretto a scambiare un Alfiere per il Cavallo in f3, dopo di che non soltanto la sua ala di Donna, ma anche la sua casa f7 risultano indebolite. Il pedone doppiato del Bianco sulla colonna e non è di grande rilevanza.”

1…Dxe3 2.fxe3 Ag4 3.a5 Cc8 4.Tc1 Il Bianco prende il controllo di entrambe le colonne, si libera dell’inchiodatura, e minaccia Nxe5. 4…Axf3 5.gxf3 Ce7 6.Cd5 Cc6 7.Cxf6+ gxf6 8.Td7 Tab8 9.Rf2! Il controllo della colonna d da parte del Bianco ha portato adesso al suo insediamento nella famigerata settima traversa. Il vantaggio nello sviluppo è svanito, ma al suo posto c’è un nuovo equilibrio: l’Alfiere attivo contro il Cavallo.

9…Cxa5 10Tcc7 Tbc8 11.Txf7 Txc7 12.Txc7+ Rh8 13.Ad5 b5 14.b3 Il Cavallo nero è adesso completamente dominato dal potente Alfiere bianco. Questa specificità della posizione bianca, assieme al controllo della settima traversa, hanno in seguito portato facilmente Botvinnik alla vittoria.

mercoledì 12 marzo 2008

Ritardare l'arrocco


Per quanto talvolta rischioso da un punto di vista tattico, il rinvio dell’arrocco a una fase più matura della partita è, a mio modo di vedere, un’astuzia tipica del giocatore posizionale, avendo a che vedere con gli equilibri dinamici di cui si parla in questo blog. Non arroccare in fase di apertura significa non fornire all’avversario l’elemento decisivo di scelta dell’ala di attacco e lasciarsi in pratica aperte due diverse strategie di gioco, da scegliere e seconda degli equilibri che si vengono a formare nel seguito. Chiaramente non è una scelta possibile sempre. Le posizioni aperte, in cui gli alfieri imperversano assieme alla donna dominando lunghe diagonali, sconsigliano il rinvio dell’arrocco, così come la possibilità di attacco doppio da parte del Cavallo avversario, o singoli motivi tattici. Tuttavia, in situazioni di centro bloccato come quella che si può osservare nel diagramma seguente, ritardare l’arrocco diventa possibile, o addirittura consigliabile.


Qui il Bianco non dispone dell’Alfiere campo chiaro, che è stato scambiato con un Cavallo, e la diagonale di preferenza dell’Alfiere campo scuro (a1-h8) è chiusa da una lunga catena di pedoni. La diagonale a2-g8 è attualmente dominata dall’Alfiere Nero, che possiede inoltre un notevole vantaggio di spazio. Sarebbe affrettato per il Nero arroccare ora, invece di sfruttare la possibilità scegliere tra un arrocco omogeneo ed uno eterogeneo, con tutte le conseguenze strategiche che questi portano. La scelta tra l’arrocco corto e l’arrocco lungo determinerà probabilmente non soltanto il lato di attacco dell’avversario, ma anche il proprio, consentendo di muovere con maggiore libertà i pedoni opposti al lato di arrocco. Talvolta l’arrocco in fase di mediogioco viene chiamato arrocco d’attacco, per distinguerlo da quello tradizionale in apertura, ma questa dicitura è in parte sbagliata, in quanto non può esistere l’attacco indipendentemente dalla difesa ed entrambi sono legati dagli stessi equilibri dinamici.

lunedì 10 marzo 2008

Quando il tempo è tiranno


Solo i Grandi Maestri riescono a mantenere quasi inalterata la loro profondità di gioco nelle partite rapide. Questo tipo di partite, dette
instant o rapid o blitz, con accezioni che possono variare a seconda del contesto, sono per lo più scontri che non superano i 10 minuti di durata, fino ad arrivare al limite dei 30 secondi. I più conosciuti sono quelli detti “Fischer Style”, dal nome del più grande campione statunitense, che hanno una cadenza di 5 minuti + 3 secondi di bonus per ogni mossa. La più micidiale tuttavia è probabilmente la modalità “Hourglass” (clessidra), in cui, a un tempo base di 30-40 secondi, viene aggiunto ogni secondo utilizzato dall’avversario: in questo modo ogni secondo perso è un secondo regalato all’avversario, che incrementa le sue possibilità di riflettere.

Non dobbiamo pretendere di elaborare strategie complesse basate sugli equilibri dinamici in una partita rapida, ma dobbiamo il più possibile cercare di mantenere la correttezza posizionale. Scegliamo linee conosciute e confortevoli, aperture solide e tatticismi di base, perché è molto facile che l’avversario prima o poi commetta un errore che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. Se ci sentiamo in una situazione di pericolo che richiederebbe più tempo del necessario per essere risolta, puntiamo alla patta scambiando il più possibile i pezzi “minacciosi”.

Le partite rapide sono una buona occasione di allenamento per sviluppare automatismi e per memorizzare varianti; occupano poco tempo all’interno della giornata e di solito sono caratterizzate da un clima meno “serioso” rispetto a quello dei tornei. Esistono numerosi siti Internet dove si possono giocare partite blitz on-line: il più noto è probabilmente instantchess.com, dove giocatori di vario livello da tutto il mondo si incontrano in tempi “compatibili con una tazza di the”, come recita lo slogan del sito. Chiaramente se cercate un livello competitivo più alto, è meglio rivolgersi altrove.

Il filmato seguente mostra una partita rapida svoltasi
tra Maxim Dlugy and Hikaru Nakamura in una pausa durante lo U.S. Championship. Il Nero ha abbandonato.

venerdì 7 marzo 2008

Case deboli e case forti (2)


Vediamo adesso come Najdorf ha sfruttato concretamente le debolezze rilevate in precedenza.
8…Cc5 L’immediata occupazione della casa forte, senza la preventiva manovra di fissazione (…a5), è qui legittimata dal motivo tattico dell’attacco sul pedone e4. 9.Dc2 a5 10.b3? Flores cerca di dare inizio alla contromanovra di smantellamento della casa forte c5: questa mossa lascia intendere la volontà di continuare con a3 e b4, dopo aver preventivamente difeso la Ta1. Questo piano tuttavia è troppo lento e provoca un sensibile indebolimento della grande diagonale a1-h8. L’Ac1 risulta sovraccarico: o trasferirlo in b2 per controllare la grande diagonale, o mantenerlo sulla diagonale originaria per guardare la casa f4. Questi elementi di incertezza presenti nella posizione bianca permettono al Nero di accaparrarsi rapidamente l’iniziativa, che qui scaturisce direttamente dal piano di occupazione della casa debole f4. Il Bianco avrebbe dovuto contrastare la casa c5 con la manovra Cf3-d2-b3, che non avrebbe permesso al Nero di arrivare il suo Cavallo di Re in h5, dovendo questo Cavallo portarsi in d7 (Cf6-d7) per sostenere la posizione del Cc5. 10…Ch5! La minaccia immediata è 11…Cf4 e se 12.Axf4 exf4, con la forte pressione sulla diagonale nera e sul punto e4. 11.g3?


Certe volte il rimedio è peggiore del male: il Bianco riesce così ad impedire l’occupazione della casa f4, a prezzo però di un grave indebolimento dell’arrocco. Najdorf è pronto per trasformare l’iniziativa in attacco, approfittando in poche mosse della debolezza delle case f3 ed h3. 11…f5 12.Cd2 f4! Per provocare l’apertura della colonna f, poiché il controllo della casa di opposizione (f1) è assicurato dalla mossa …Ah3. 13.Dd1 La posizione del Bianco è congestionata: il tentativo di bloccare l’ala di Re con 13.g4 verrebbe ribattuto da 13…f3! 14.Axf3 Cf4, e il Nero ha posizione vincente perché l’arrocco del Bianco è devastato. Con l’ultimo tratto Flores spera di ricacciare il Ch5, ma lo aspetta una sgradita sorpresa. 13…Ah3 14.Te1 fxg3 15.hxg3


15…Cf4!
Dimostrando che la casa f4 risulta praticamente ancora debole, ora per motivi tattici, in quanto non è possibile 16.gxf4 exf4 e il Bianco non è in grado di parare la doppia minaccia di 17…Axc3 e 17…Dxg5+.

La mossa precedente inoltre puntualizza un’altra debolezza presente nella posizione bianca: la casa d3, che viene a cadere nelle mani del Nero. L’occupazione di questa casa e la conseguente pressione sul punto f2 risolvono rapidamente la partita. 16. Af5 Cfd3 17.Te2 Df6 18Rh2 Ad7 19.Ca4 Cxa4 20.bxa4 Ah6 21.Aa3 Axd2 22.Txd2 Dxf3 23.Txd3 Dxf2+ 24.Rh1 Ah3 25.Td2 Dxg3 26.Db3 Tf3 e il Bianco abbandona.

mercoledì 5 marzo 2008

Case deboli e case forti (1)


Per affrontare il tema delle debolezze posizionali, si può analizzare la partita Flores vs. Najdorf del 1939. Dopo un'apertura caratterizzata dalle mosse 1.d4 Cf6 2.c4 g6 3.Cc3 Ag7 4.Cf3 00 5.e4 d6 6.Ae2 Cbd7 7.00 e5 8.d5, e dunque inscrivibile all'interno di una Est Indiana, si è giunti alla posizione mostrata dal diagramma:


Il blocco del centro costituisce qui una decisione responsabile, poiché delinea una ben definita struttura di pedoni: questo ci permette di individuare immediatamente le case deboli e forti che sono venute a formarsi nei due campi.
Nel campo bianco si possono rilevare due debolezze: le case d3, d4 ed f4, queste due ultime fissate dalla presenza del pedone e5. La casa f4 risulta debole per motivi strategici, poiché la sua difesa con g2-g3 indebolirebbe sensibilmente le case f3 ed h3 e di conseguenza l’arrocco. Le case d3 e d4 sono tenute sotto controllo e risultano inaccessibili all’occupazione dei pezzi neri; esse pertanto sono debolezze trascurabili. La casa f4 rappresenta invece un obiettivo più concreto, poiché, seguendo il piano strategico che si basa sulla manovra …Ch5, …f5, …fxe4, …Cf4, il Nero è in grado di occupare questa casa e di imbastire una forte pressione contro l’arrocco del bianco.

Nel campo nero sono deboli soltanto le case f6 ed h6, tenute sotto controllo dall’Ag7 e non fissate da alcun pedone bianco; esse sono sicuramente debolezze di rilevanza minima. Il Nero dispone inoltre della casa forte c5, facilmente fissabile con …a5 ed ottima postazione per il Cd7. Quando il Nero effettuerà la spinta …f5, prevista nel piano sopra descritto, la casa e6 verrà ad indebolirsi; tuttavia la presenza dell’Ag8 ne garantisce un ragionevole controllo.

Da questa analisi si deduce che la posizione del Nero appare più raccolta e più ricca di obiettivi immediati: analoghe riflessioni indussero Alekhine, nel commentare questa partita, a contrassegnare con un punto interrogativo l’8° tratto del Bianco. La teoria moderna ha poi dimostrato che la mossa del Bianco è invece giocabile; tuttavia bisogna notare che, sotto il profilo strategico delle case debole e forti, essa conferisce dei chiari vantaggi alla posizione nera.

martedì 4 marzo 2008

Pezzi fuori gioco


Riuscire ad impedire l’entrata in gioco di un pezzo avversario è di fondamentale importanza negli equilibri del centro partita. Si considera un pezzo fuori gioco quando il numero di mosse atte a renderlo partecipe della battaglia è troppo alto rispetto all’economia della partita. Oppure quando il suo sacrificio non è compensato da alcun guadagno posizionale. Nella gioco seguente, svoltosi tra Capablanca e Bogoljubov nel 1922, il grande scacchista cubano ha praticamente tagliato fuori un alfiere nero, trovandosi di fatto in superiorità numerica.


Leggiamo l’analisi dello stesso Capablanca:

“La Regina, la Torre e il Cavallo neri sono posizionati aggressivamente e, in confronto ai pezzi bianchi, hanno maggiore libertà. Tutti i pezzi del Bianco hanno una funzione difensiva e i pedoni bianchi nelle colonne c ed e sono esposti ad attacchi. Il solo modo di difendere entrambi i pedoni sarebbe Cd2, ma il Bianco replicherebbe …Db4 e potrebbe così far avanzare il suo pedone della colonna a senza alcuna difficoltà. Finora tutto è andato in favore del Nero e, se non ci fossero altri fattori in questa posizione, il Bianco avrebbe certamente la peggio. Tuttavia c’è un aspetto che va decisamente in favore del Bianco, ovvero la posizione dell’Alfiere in h7. Quest’Alfiere non solo è completamente tagliato fuori dal gioco, ma, ancora peggio, non c’è modo di rimetterlo in partita. È come se il Bianco stesse giocando con un pezzo in più.”

Quindi il piano del Bianco è quello di scambiare o far sloggiare il Cavallo nero da c5. Poi, per mezzo della spinta c4-c5, il Bianco potrà creare un pedone passato sulla colonna d. Può contare sul successo di quest’operazione perché dispone di un’unità di forza in più, ovvero il Cavallo, a fronte dell’inutile Alfiere nero.

La partita si è conclusa così: 1.Cd4 Dxe3 2.Txe3 Tb8 3.Tc3 Rf7 4.Rf3 Tb2 5.Cge2 Ag8 6.Ce6 Cb3 7.c5 dxc5 8.Cxc5 Cd2+ 9.Rf2 Re7 10.Re1 Cb1 11.Td3 a3 12.d6+ Rd8 13.Cd4 Tb6 14.Cde6+ Axe6 15.fxe6 Tb8 16.e7+ Re8 17.Cxa6 e il Nero ha abbandonato.

lunedì 3 marzo 2008

Le catene di pedoni


La struttura dei pedoni ha in primo luogo la funzione di delimitare lo spazio a disposizione dei contendenti. Nel diagramma seguente ci possiamo accorgere che, inserendo sulla scacchiera tutti i pezzi nella loro casa di partenza, otteniamo la posizione Paulsen-Nimzovic della difesa francese, determinata dai tratti 1.e4 e6 2.d4 d5 3.e5., un apertura classica e solida che probabilmente avrete adottato in qualche partita.


Ma qual è la ragione che spinge il Bianco a formare, con la sua terza mossa, la catena di pedoni centrali d4-e5? La ragione è di duplice ordine:

1) Risolvere, impiantando il centro bloccato, la tensione centrale e4-d4 determinata dal secondo tratto del Nero .
2) Ottenere vantaggio di spazio al centro e sull’ala di Re, con l’intento di servirsene come base per le future operazioni di attacco.

Ecco dunque l’idea di formazione della catena centrale, idea che possiamo visualizzare immaginando che una catena di pedoni centrale ci indichi, come una feccia, l’ala sulla quale dobbiamo attaccare in fase di mediogioco.


Chi, essendo diretto in una località e trovandosi di fronte a un cartello segnaletico che gli indichi la direzione da seguire, sceglierebbe la direzione contraria? Poniamo attenzione dunque, fin dall’apertura, alle indicazioni che la struttura pedonale ci può dare sul proseguimento delle linee strategiche nel mediogioco, sia in relazione ai nostri obiettivi d’attacco, sia nell’ottica di prevedere i piani del nostro avversario, organizzando una solida difesa.