lunedì 7 aprile 2008

Lineamenti di storia della strategia



Sfrutto ancora il buon Salvatore Bartolotta per delineare una stringata ma efficace storia della strategia negli scacchi. Il saggio di riferimento è sempre Un approccio euristico alla strategia, alla storia della strategia ed alla didattica degli scacchi: gli assiomi strategici come concezioni ed estacoli.

"La storia della strategia scacchistica attraversa una varietà di fasi e periodi che possiamo riassumere nel seguente schema (la terminologia è volutamente mutuata dalla scuola - matematica - 89 francese) :

1) una fase protoscacchistica, in cui abbiamo autori come e.g. Damiano che compongono opere improntate nel migliore dei casi ad un sano empirismo (una fase simile, mutatis mutandis, all’algebra retorica);
2) una fase parascacchistica o dell’intuizione più o meno confusa di elementi di strategia come e.g. in Ruy Lopez, G.C. Polerio, G.Greco; analoga alla fase sincopata dell’algebra;
3) una fase scacchistica, che trova il suo primo grande rappresentante in A.F.D.Philidor (entrato anche nella Storia della Musica); analoga alla fase simbolica dell’algebra. Philidor sottrae finalmente il gioco degli scacchi all’empiria o al pressappochismo che lo avevano precedentemente caratterizzato in misura più o meno ampia, e la sua strategia (il pedone è l’anima degli scacchi etc.) configura una condotta posizionale della partita, partita concepita organicamente. Il virtuosismo tecnico e la coerenza strategica di Philidor sono, poi, il miglior metodo per diffondere le nuove idee.

Da questo momento in poi si può, in linea di massima, cominciare a parlare di teoria scacchistica e se ne può studiare l’evoluzione storica. Il modo di impostare il gioco si evolve in questi ultimi due secoli e mezzo tra alterne vicissitudini, passando per il turbinoso periodo Romantico (Anderssen etc. ossia l’Immortale, la Sempreverde etc.) in cui anche il gioco stesso sembra risuonare della temperie culturale dell’epoca. In modo assai schematico, ci sembra di poter individuare tre momenti essenziali nella storia del pensiero scacchistico (da Philidor in poi), sia pure con tutte le sfaccettature e gli sviluppi espressi dai singoli teorici e giocatori - tra cui alcuni veri e propri Titani degli Scacchi. E precisamente : una fase classica che possiamo identificare nelle concezioni di W.Steinitz, approfondite e divulgate poi dal 'praeceptor Germaniae', Dr. S.Tarrasch; una fase ipermoderna che possiamo identificare con la rivoluzione 'copernicana' operata da A.Nimzowitsch e Reti; la fase contemporanea in cui ci sembra di poter ravvisare una sorta di mediazione e sintesi delle prime due, accompagnata da un approfondimento di numerose singole nuove idee e da un’indagine teorica, scientificamente sistematica (per quanto possibile), senza precedenti - il professionismo ha evidentemente il suo peso. mAd es. un giocatore come M.Tal passava indifferentemente dal ruolo di 'occupante' (coi pedoni, al centro) a quello di 'fromboliere' (controllo 'indiano' del centro), tuttavia il significato di occupante e fromboliere è qui diverso da quello assunto nel periodo classico ed ipermoderno rispettivamente, cioè è diverso lo spirito con cui si imposta la partita. Ancora una volta, dunque, era necessario un mutamento di concezione, assai più sottile e profondo e di più difficile comprensione di quello precedente (ipermoderno) perché si potesse produrre il nuovo sistema di postulati, che è quello attualmente in uso, e che di fatto ha determinato la straordinaria, rigogliosa odierna fioritura di tutti gli impianti, di origine classica e ipermoderna, conferendo loro nuova linfa, nuovo vigore, nuovo significato e prospettive."

5 commenti:

Fede ha detto...

Sempre sul cuore il tuo dolor ti preme
più grave che non sia peso di pietra.
Pure è per esso che ti senti viva:
s'egli non fosse, vano a te sarebbe
sangue e respiro, vano il mover passi
in quel deserto che t'è il mondo: colmo
d'uomini, è vero, ma alla sabbia uguali
ch'or sì or no mulina in groppa al vento.

Come hai fatto a restar senza nessuno
sulla terra, così: che men solingo
è il cane a cui per via morì il padrone?
Né tu ti lagni d'esserlo. Non gridi
"Son sola" per chiamar chi ti s'accosti
e t'accompagni. Forse uno verrebbe
se lo chiamassi: o, se tu andassi a lui,
nel suo sorriso leggeresti il cuore.
Ma non lo vuoi. Non credi più. Non sai
più abbandonarti alla tremante luce
della speranza. Ti bendasti gli occhi
per non mirarla. E pur ne soffri; e più
nel tempo inoltri e più t'ostini in questa
tua superba miseria, e più comprendi
che meglio forse era non esser nata.

Ricordi, un giorno? Amavi. E se di sole
t'entrava un raggio dal balcone aperto,
eri quel raggio, fra la terra e il cielo:
se veniva improvviso a inebriarti
un effluvio di rose, ecco, e tu eri
fresca rosa olezzante in un giardino:
se a te saliva un canto, eri quel canto.
Trovassi ancora un po' d'amore sulla
tua strada, pur sapendo che non dura
amore in terra più che in ciel non duri
la nube! Ancora illuderti potessi
d'essere creatura necessaria
ad altra creatura, e quella a te!
Posare il capo su la spalla d'uno
che di te tutto sappia, anche le colpe,
e tutto ami, anche il male, anche i crudeli
segni del tempo; e tutta ti raccolga
nelle sue braccia!

Ma non son che tardi
vaneggiamenti. Non ritorna il tempo
d'amore. E tu non hai, per te, che il peso
de' tuoi ricordi, mentre scende l'ombra.

noja ha detto...

Ricordi, un giorno? Amavo.

Anonimo ha detto...

"Non sai
più abbandonarti alla tremante luce
della speranza. Ti bendasti gli occhi
per non mirarla. E pur ne soffri; e più
nel tempo inoltri e più t'ostini in questa
tua superba miseria, e più comprendi
che meglio forse era non esser nata."

Mario Zucconelli ha detto...

Buon giorno, puoi dirmi se hai scritto tu questi bei versi o dirmi dove li hai presi? mi piacciono molto.

Cordiali saluti.

Fede ha detto...

ciao,
sono versi di ada negri. in questo blog alcuni commenti citano poesie illustri, altri sono il misero frutto della sola mente di Fede.