giovedì 27 marzo 2008

L'inferno dello scacchista



La maggior parte dei giocatori da torneo, con un punteggio Elo fino a 1600, non hanno in realtà la minima idea di cosa sia la strategia. Eseguono aperture perfette, basandosi sulla teoria fino alla quinta/decima mossa, poi cominciano ad elaborare complessi piani combinatori per guadagnare materiale o addirittura per il matto. Le loro mosse sono di attacco o di difesa, dettate da obiettivi tattici.

A tutti sarà capitato, nel corso di una partita, di trovarsi in una situazione in cui non si sa praticamente cosa fare. L’avversario è ben difeso, la propria posizione non è particolarmente problematica, insomma non si hanno degli obiettivi immediati da perseguire. Spesso si sceglie, senza particolare convinzione, di muovere in avanti un pedone non d’arrocco, oppure di liberare la traiettoria della Donna o di occupare una colonna che si sospetti si aprirà. In realtà, pochi sanno che in quel preciso momento si stanno giocando l’intera partita. Elaborare un piano strategico, ovvero esaminare le debolezze e gli equilibri posizionali subito dopo l’apertura, segna una linea di confine tra due diversi esiti del gioco: uno in cui la scacchiera sembrerà un campo minato, la difesa dell’altro inespugnabile e i propri attacchi infruttuosi, insomma l’inferno dello scacchista; l’altro in cui tutto sembrerà filare liscio, i propri pezzi saranno messi esattamente dove occorre e le proprie risorse di attacco e di difesa non finiranno mai. È la strategia a determinare uno di questi due esiti.

Per favore, non calcolate. Lo so che si tratta di un desiderio quasi irresistibile, come la cioccolata. Ogni volta che state calcolando, fermatevi un momento e pensate a questo mio post. Quel certo Fede dice di smetterla subito! Se ancora non vi fidate di me, vi racconto una storia realmente accaduta.

Alcuni anni fa, ho giocato una partita con un amico di mio padre, Maestro Nazionale. Mi guardava con una specie di compassione, ma io gli dissi di giocare, per favore, il più seriamente possibile, altrimenti non avrei imparato la lezione. Aprì di Re (probabilmente sperando che una Ruy Lopez che gli avrebbe rievocato qualche dolce ricordo d’infanzia) e io mi difesi con la Pirc (al tempo ero fissato col fianchetto), seguendo la teoria fino alla sesta mossa. Dopo l’apertura, intorno alla quindicesima mossa, si mise a riflettere. Pensò tre minuti interi. Io lo stavo guardando con ingordigia, chiedendomi che cosa avessi fatto per metterlo finalmente in difficoltà. In realtà non era per nulla in difficoltà, stava semplicemente elaborando un piano strategico. In seguito, infatti, non pensò più di trenta secondi per mossa. Persi alla trentasettesima, dopo sofferenze che solo uno scacchista può conoscere: i suoi pezzi sembravano predisposti in campo secondo un piano ordinatore della Provvidenza. Fu quello il momento in cui per la prima volta capì che i Maestri non calcolano. Per lo meno, non passano a calcolare tutto il tempo che passiamo noi comuni mortali. Sarebbe assurdo credere che, in due minuti, il mio avversario avesse calcolato tutte le varianti possibili del prosieguo, a tal punto da potersi permette dopo di non calcolare più. Il mio avversario conosceva qualcosa di cui io ero all’oscuro: quel qualcosa era la strategia.

Leggete i libri, non calcolate. Forse oggi leggere non va più di moda. Preferite considerarvi dei geni del matto ed attribuire le vostre sconfitte alla sorte o a qualche vostra svista. In realtà leggere vi insegna a pensare ed a parlare. Leggete Silman, Nimzowitsch, Reti, Euwe, Casablanca, tutto quello che potete. Questo forse non vi renderà solo degli scacchisti migliori, ma anche degli uomini capaci di comprendere più cose e più profondamente.

5 commenti:

Fede ha detto...

una sera di nuvole, di freddo
e di luce che spiega ad altro il senso

Anonimo ha detto...

concordo su tutto... tranne che su una cosa, sul "non calcolate" :)
Calcolare è importante quanto avere un'eccellente visione strategica, così come è importante eliminare qualsiasi distinzione tra gioco posizionale e combinativo, dal momento che i due aspetti del gioco vanno estremamente a braccetto. Il problema degli under 1600 (ma estenderei agli under 1800) risiede nel fatto che all'inizio si dice sempre di studiare solo tattica. In ogni caso se non si sa cosa fare è meglio tenere le braccia lontano dalla scacchiera e capire meglio la posizione. Un consiglio prezioso che ho letto su un libro è quello di pensare alla strategia durante il tempo dell'avversario e calcolare durante il proprio tempo.

Fede ha detto...

In realtà sono d'accordo con te, Alessandro. Il mio perentorio "non calcolate" è più una provocazione che altro. Si basa su un semplice ragionamento: secondo me un ragazzo che si appresta alla scacchiera è già portato di per sè al calcolo. Il problema è quasi sempre la strategia, oppure, mi sia concesso dirlo, lo studio. La maggior parte dei giovani inesperti che ho conosciuto erano aggressive macchine da combinazione che non leggevano quasi nulla. Naturalmente un buon talento tattico è indispensabile per vincere i tornei e, per svilupparlo, si possono leggere libri come ad esempio "Esercizi di tattica" di John Nunn. Il mio blog tuttavia è un po' di parte: io sono un sostenitore della strategia come capacità di riflettere sugli scacchi in maniera "umanistica", per elaborare una visione d'insieme. Questa concezione, come sosteneva Kasparov nel suo "Kasparov teaches chess" è anche un modo di pensare la vita: "I firmly believe that chess is, to a certain extent, a model of live, and therefore planning is an exential feature of this game".

Grazie per aver animato questi commenti! :)
Ciao

Anonimo ha detto...

Secondo me anche se un giocatore è portato al calcolo o ha la rara fortuna di possedere un apparato di calcolo come quello di Kasparov e compagnia, va comunque allenato e sviluppato. Anche perchè quando si analizza una posizione bisogna necessariamente ricorrere al calcolo concreto. Secondo me non c'è tutta questa distinzione tra strategia e tattica, i due aspetti dovrebbero andare a braccetto.
Comunque rinnovo i complimenti per questo bel blog :)

Ivan Paduano ha detto...

Per questo mi sono ridotto a giocare ad un minuto